Risposta Mauro

Caro Paolo,
vorrei risponderti con calma sull'argomento e oggi probabilmente non è la giornata giusta.

Arrivo troppo stanco dal lavoro, ma soprattutto non ho ancora visto il film di cui parli e che già pensavo di vedere quanto prima: vorrei vederlo e poi esprimermi.

Posso dire però che mi piace sentirti parlare così, sentire un "giovane" (rispetto a me e non solo) che usa del tempo (sempre così prezioso) per porsi queste domande e per fare queste considerazioni.
Tutto ciò - ripeto -, mi piace ed è naturalmente ammirevole. Ma sento fare questi discorsi raramente e mi chiedo se il problema è mio che conosco pochi "giovani" o se son proprio pochi quelli che ne parlano, che si pongono il problema...
Proprio ieri mattina nei pressi del Torrino ero in un bar (cosa per me alquanto rara) poco prima di iniziare una mia giornata lavorativa. Era pieno zeppo di liceali che avevano occupato quasi tutti i tavolini esterni. Intere classi intente a far colazione con paste, cornetti e cappuccini vari. Mi chiedo (ma forse anche questo fa parte del mio essere un po' anacronistico) se sia giusto spendere soldi in questo modo, se sia giusto " viziarsi" con una quotidiana colazione fatta al bar (che peraltro a lungo andare ha un costo) piuttosto che quella di una volta, fatta di un caffellatte casalingo e biscotti da inzuppare.
Forse non a caso quei pochi studenti che probabilmente avevano scelto questa seconda soluzione, arrivavano davanti scuola accompagnati con la macchina da un genitore (!). Forse si può anche dire che non a caso proprio questi erano i meno alla moda nell'abbigliamento, i meno appariscenti, forse i più anonimi, forse i meno soggetti a tutte le mode. Ma probabilmente, agli occhi degli altri, i classici "soggetti"...
Scoprivo poi peraltro, che tutti gli studenti frequentavano il vicino III Liceo Artistico, praticamente lo stesso frequentato dal sottoscritto quasi trenta anni fa (!) e ora spostato nella sua nuova sede.
Allo scoprire questo, inevitabile scattavano in me mille pensieri e mille paragoni. E mentre scrutavo i i visi e le movenze di quei ragazzi addobbati alla moda, cercavo di capirli.
E' forse vero che anche quando ero io studente ce n'erano altri che frequentavano il bar ma non credo con questo " rituale" di oggi. Non mi piace affatto questo "(effimero) benessere a tutti i costi", ABILMENTE IMPOSTO , fatto di telefonini all'ultimo grido, di occhiali, di mutande di fuori, di piercing e di tutto ciò che si può comprare: è così contrastante con ciò che che ho visto pochi mesi fa in India, con ciò che anche tu caro Paolo hai visto bene in altre parti del mondo altrettanto povere e questo - davvero- senza voler fare della facile retorica.
Si, devo dire che mi dà molto fastidio questo atteggiamento in cui molti sembrano quasi ostentare la loro possibilità di potersi permettere un perenne stazionamento al bar e mi infastidisce proprio il vederlo nei ragazzi più giovani.
Quei giovani in quel bar, forse dei futuri artisti, avevano - almeno apparentemente- poco di artistico addosso, "a parte" le griffe dei loro abiti.
E mi han deluso. Da loro mi sarei aspettato una sensibilità, non so, come dire, "più visibile". Forse avrei voluto vedere qualche scritta di PACE dipinta sui loro zaini o qualunque altra testimonianza di impegno civile come capitava spesso di vedere sulle nostre borse di Tolfa degli anni Settanta, fosse anche solo per moda.
E invece non ho visto un disegno, non ho visto un fiore, non ho visto un ARCOBALENO ma solo troppi cellulari, troppi cappuccini, troppi cornetti.

Ed un fragile androgino con gli anfibi ipercattivi e speronati truccato da Marylin Manson...


Mauro Magni - ex studente del III Liceo Artistico - classe 1962